martedì 19 luglio 2011

E' uscito Moviement n°7 - COEN BROTHERS

Cari amici, è con estremo piacere che vi informiamo dell'uscita del settimo volume Moviement dedicato ai fratelli Coen. E' disponibile, oltre che nelle librerie, anche sui nostri siti www.lanzoeditore.it e www.moviementmagazine.com. Inoltre, nella sezione Store/E-Books del sito della casa editrice è possibile acquistare tutti i libri presenti nel catalogo GLE in formato elettronico (PDF). Riportiamo di seguito l'editoriale di Moviement n°7, scritto dai curatori Costanzo Antermite e Gemma Lanzo: Nel panorama del cinema americano contemporaneo i fratelli Coen hanno saputo ritagliarsi, specialmente negli ultimi anni, un posto di un certo rilievo. Sembrano molto lontani i tempi, in cui i filmmakers di Minneapolis, come scrive Paul Coughlin nel saggio di apertura, erano relegati nel limbo della critica “che li considera né artisti seri né registi commerciali”. Dopo il successo di Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men, 2007), suggellato dall’Oscar, le quotazioni dei Coen hanno subito una notevole impennata. E la conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, è avvenuta puntualmente con Il Grinta (True Grit, 2010) che non è un remake del film di Henry Hathaway con John Wayne del 1969 ma, stando all’ottimo Film Analysis di Elena Dagrada e Gabriele Gimmelli, “un’altra versione cinematografica del romanzo (True Grit, 1968)di Charles Portis”. Un film che potrebbe rappresentare benissimo il paradigma attuale del cinema hollywoodiano (soprattutto quello più autoriale che continua ad elaborarsi e a trasformarsi sulla base dei generi cinematografici. E proprio a proposito di un film esemplare come Il Grinta dei Coen che non vuole essere soltanto un “western” si può osservare, come è stato efficacemente detto “che ormai i film non si inscrivono più in un genere (fatto che ridurrebbe il loro pubblico potenziale) ma sono i generi che si inscrivono, a livelli diversi, in un film” (Chevalier, 2011). Premesso questo, dobbiamo dire che il cinema dei Coen, pur partendo da una non dissimulata passione cinefila per il noir (ci riferiamo al loro film d’esordio (Blood Simple – Sangue facile del 1983) attraverso uno “stravolgimento beffardo del genere, con l’introduzione di atmosfere dark” (Arecco, 2005), ha allargato via via i propri orizzonti tematici operando nel corpus dei generi cinematografici tradizionali quella “decostruzione narrativa” che, senza imparentarla più di tanto alla moda filosofica del “postmoderno”, è stata il loro più evidente marchio di fabbrica. A voler convincersi del tasso di “genialità” cinematografica di questi speciali fratelli basterebbe leggere un tratto dell’intervista concessa ad Alex Simon nel 1998 (riprodotta in questo numero) dove ad un certo punto Joel dichiara che con Ethan da ragazzini ( lui poteva avere 11 o 12 anni) avevano fatto il remake di La preda nuda (The Naked Prey, 1966 di Cornel Wilde) e, soprattutto, con un Super 8 a due bobine, il remake di Tempesta su Washington (Advice and Consent, 1962, di Otto Preminger), un thriller a sfondo politico che oltre ad essere un capolavoro di regia e di recitazione aveva avuto a suo tempo il merito di aver infranto uno dei ‘divieti’ del codice Hays. Ma parlare del cinema dei Coen significa anche parlare del loro film più famoso, Il grande Lebowski (The Big Lebowski, 1998) e del suo simpatico protagonista, Dude, un ex hippie anarchico e nullafacente, incarnazione perfetta di uno stile di vita ludico e disincantato. Il personaggio di Dude (interpretato da quel Jeff Bridges che secondo James Naremore è da collocare tra i dieci maggiori divi di Hollywood nel periodo 1945 – 1998) è stato al centro nell’ultimo decennio di una delle mitologie cinematografiche più singolari, diventata nel frattempo un sempre più coinvolgente fenomeno sociale di costume. Nel 2005 il giornalista Oliver Benjamin, ha formato un movimento, la “Church of the Latter-Day Dude”, una religione laica che cerca di coniugare Jeffrey Lebowski col Taoismo, “la religione più filosofica del mondo”. A tutt’oggi il Dudeismo conta qualcosa come centomila adepti sparsi in tutto il mondo. Infine, a proposito di filosofia, è tutto da leggere il volume curato nel 2009 da Mark T. Conard, The Philosophy of the Coen Brothers, un tassello molto importante per comprendere la statura intellettuale dei Coen... Gli interventi su questo numero sono di: Paul COUGHLIN, Alessandro BARATTI, Douglas McFARLAND, Gemma LANZO, David DEL VALLE, Elena DAGRADA, Gabriele GIMMELLI, Alex SIMON e Cole HADDON. Buona lettura!!