di Gemma Lanzo
USCITA
CINEMA: 2011
REGIA:
Amir NaderiSCENEGGIATURA: Amir Naderi, Abou Farman con Shinjy Aoyama, Yuichi Tazawa
CAST: Hidetoshi Nishijima, Takako Tokiwa, Takashi Sasano, Denden, Shun Sugata
FOTOGRAFIA: Keiji Hashimoto
MONTAGGIO: Amir Naderi
SCENOGRAFIA: Toshihiro Isomi
COSTUMI: Kyoko Baba
PRODUZIONE: Tokyo Story
INTERNATIONAL SALES: The Match Factory, www.the-match-factory.com
PAESE: Giappone
DURATA: 132 minuti
Cut
(2011) è un film del regista Amir Naderi. Naderi, di origini iraniane, dopo il
successo ricevuto in patria per i suoi film, tra i quali ricordiamo Il
corridore (1985) ed Acqua, vento, sabbia (1988), abbandona l’Iran per diventare
un filmmaker statunitense. Si trasferisce a New York dove filma l’altra faccia
dell’America, quella dei sobborghi e della disoccupazione, della gente ai
margini della società che vive a pochi passi dalle lussuose e produttive Wall
Street e Fifth Avenue. Immortala New York negli anni Novanta e a cavallo tra i
due secoli per imprimere nella memoria dello spettatore i suoni, le atmosfere e
le personalità “differenti” che abitano la grande mela. I film sono Manhattan by numbers (1993), A, B, C…
Manhattan (1997), Marathon (2002) e Sound Barrier (2005). In
Vegas: Based on a True Story (2008), il suo interesse si riversa su Las Vegas,
di cui riesce a filmare la sabbia del deserto a lui cara e allo stesso tempo
gli aspetti urbani e antropici di una città unica al mondo.
Amir
Naderi è stato da molti definito un cineasta apolide, infatti dopo l’Iran e gli
Stati Uniti continua la sua ricerca e filma ancora un altro popolo, un’altra
città, un’altra nazione a cui sente di appartenere: Il Giappone. Naderi, che
oltre ad essere un grande regista è anche uno studioso di cinema (insegna
Storia del cinema in Giappone), con Cut realizza un film che potremmo definire
il suo manifesto. In esso, attraverso il racconto delle vicende del
protagonista, emerge tutto il suo amore per la settima arte, che critica,
quando è interessata unicamente al profitto. Naderi trova l’espediente
narrativo giusto per fare un film sul cinema e sui grandi autori
cinematografici che hanno fatto del cinema un’arte. Inserisce così all’interno
di Cut i suoi 100 film preferiti, tracciando un excursus sulla filmografia
mondiale, da quella italiana a quella americana, giapponese, etc.
Sin
dalle prime battute del film si evince, attraverso l’utilizzo di props, come ad
esempio i poster affissi per la casa, che il protagonista Shuji (Hidetoshi
Nishijima) è un patito di cinema; ne abbiamo conferma dopo alcune scene, nella
sequenza in cui lo vediamo di fronte alla tomba del grande maestro Akira
Kurosawa. Questa “comunicazione spirituale” di Shuji, in cui manifesta il suo
dissenso verso il cinema commerciale e cerca la forza per realizzare i propri
film, “come quelli dei grandi maestri del passato”, non sarà l’unica. Egli in
seguito si recherà di fronte alla tomba di due altri grandi registi giapponesi
Yasujiro Ozu e Kenji Mizoguchi.
La
grandezza del film di Naderi è che riesce ad innescare attorno a questo amore
per il cinema, una storia degna del miglior film noir o di un classico gangster
movie. Shuji infatti, durante una delle proiezioni cinefile che cura
regolarmente, viene rapito dalla jacuza, la mafia giapponese: il fratello, che
ha contratto dei debiti per il finanziamento di uno dei suoi film, è stato
ucciso a causa sua. L’unico modo che ha Shuji di “uscire vivo” da quella
situazione è di trovare il denaro e restituirlo. Come per tutti i protagonisti
dei film di Naderi la lotta per la sopravvivenza è un elemento cardine, il
regista porta infatti al limite i suoi personaggi perché, come lui stesso ha
dichiarato in una recente intervista: “voglio mostrare come sopravvivono. Questo
aspetto è sempre presente nei miei film ed è necessario perché in questo modo
il tema diventa cosmopolita, non importa dove il film sia visto, se in Italia o
San Francisco, vale per tutti” (Intervista ad Amir Naderi a cura di Costanzo
Antermite e Gemma Lanzo, “Moviement n°9 - Amir Naderi”, Gemma Lanzo Editore,
Manduria, 2013).
Amir
Naderi ha imparato il cinema nei cinema, guardando i film dei grandi registi,
non ha conseguito studi accademici ma ha frequentato il Kanun (istituto per lo
sviluppo intellettivo dei bambini e dei giovani adulti) dove si è formato
insieme ad altri importanti registi iraniani tra cui Abbas Kiarostami. Inoltre
ha lavorato fin da giovanissimo come fotografo di scena ed è riuscito a
trasmettere nei suoi film la propria esperienza personale di bambino orfano,
cresciuto per le strade di Abadan. Ha raccontato attraverso l’utilizzo della
luce, dei movimenti di macchina, del montaggio e del suono, storie universali.
In Cut, come per gli altri suoi film, l’utilizzo dei dialoghi è ridotto al
minimo per privilegiare una strutturazione della storia attraverso l’uso del
montaggio e del sonoro; sono suoni prevalentemente diegetici alternati a
silenzi altrettanto eloquenti.
Il
film che non è stato ancora distribuito in Italia, sarà trasmesso con molta
probabilità a ottobre di quest’anno da Fuori Orario (Rai Tre). Consigliamo ai
nostri lettori di non perderne la visione.
(Articolo pubblicato in data 06/09/2013 su Casalnuovo, Il giornale di Manduria)
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