Articolo scritto da Gemma Lanzo per la rubrica "Cinema al cinema" di Casalnuovo. Il Giornale di Manduria. Pubblicato in data 02/06/2013
USCITA
CINEMA: Martedì 21 maggio 2013
REGIA: Paolo
Sorrentino
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
CAST: Toni Servillo,
Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Giorgio Pasotti, Luca Marinelli, Carlo Buccirosso, Giorgia Ferrero, Pamela Villoresi, Iaia Forte,
Galatea Ranzi, Anna Della Rosa, Giovanna Vignola, Roberto Herlitzka
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO:
Cristiano Travaglioli
SCENOGRAFIA: Stefania Cella
COSTUMI: Daniela Ciancio
MUSICHE: Lele Marchitelli
MUSICHE: Lele Marchitelli
PRODUZIONE:
Indigo Film, Medusa Film, Babe Film, Pathé, France 2 Cinéma
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Italia, Francia
DURATA: 142 minuti
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Italia, Francia
DURATA: 142 minuti
La grande bellezza, presentato in
concorso al Festival di Cannes nel maggio scorso, è l’ultimo film del regista
partenopeo Paolo Sorrentino. Dopo l’eccezionale successo ottenuto con This Must Be The Place (2011) ambientato
negli Stati Uniti, Sorrentino ritorna a girare in Italia e a scegliere Tony
Servillo per il ruolo da protagonista. Servillo ha infatti accompagnato
Sorrentino attraverso quasi tutta la sua carriera cinematografica, dal
lungometraggio d’esordio L’uomo in più
(2001) a Le conseguenze dell’amore
(2004) e Il Divo (2008). In La grande bellezza interpreta alla
perfezione un giornalista napoletano (Jep Gambardella) trapiantato nella
capitale e rimasto “intrappolato” in quella che è la vita dei salotti romani a
base di feste notturne, fiumi di parole, vacuità e solitudine. Da scrittore
esordiente di successo è diventato, con il passar del tempo, indolente e pigro
ed il suo unico interesse sembra essere rimasto quello di prendere parte agli innumerevoli
eventi mondani che la città propone. Attraverso il film però notiamo, in fondo,
un suo attaccamento a quella sensibilità rimastagli per la bellezza e la
delicatezza che possedeva da ragazzo. Jep, all’inizio del film dice lentamente,
con voce fiacca e lunghe pause: “A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano
sempre la stessa risposta: la fessa. Io, invece, rispondevo: l’odore delle case
dei vecchi. La domanda era: Che cosa ti piace di più veramente nella vita? Ero
destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero
destinato a diventare Jep Gambardella”.
Lo
spettatore vede e percepisce Roma attraverso gli occhi di Jep. È una Roma che
alterna profondi silenzi ed immagini di indiscussa bellezza classica ai caotici
frastuoni della contemporaneità postmoderna e alla “nuova bellezza” che si può
scorgere qua e là nei volti deformati dalla chirurgia plastica. Il film mette
in contrasto il passato e il presente, le sensazioni di immensa quiete in cui
sprofondiamo quando siamo in prossimità di chiese e monasteri, o quando vediamo
i palazzi e le statue che evocano - a testimonianza del passato - una immobilità
inesorabile, e la velocità, il rumore ed il movimento, nelle scene dei balli
sfrenati, dei trenini, dello stato di alterazione in cui vivono i protagonisti.
Sorrentino,
che anche per questo film ha scritto il soggetto originale ed è co-autore della
sceneggiatura, ama dipingere i diversi personaggi attraverso mille
sfaccettature, contraddistinguendoli con segni diretti che non solo
identificano sé stessi, ma anche la società in cui vivono. In una recente
intervista ha affermato: “Il personaggio di Toni, Jep, corrisponde a una
tipologia di napoletano che sia io che lui conosciamo molto bene: meravigliose
figure in via d’estinzione per motivi anagrafici, che sanno conciliare in modo
amabile la passione per il superficiale e il profondo, senza essere snob. Jep
può frequentare indifferentemente la starlette televisiva, ma nella
conversazione lasciar cadere di aver frequentato Moravia” (www.bestmovie.it). Oltre
al protagonista Jep, con il suo accento napoletano, il suo modo lento di
parlare, il suo sguardo sempre fiero ma allo stesso tempo annichilito, ci sono:
Romano (Carlo Verdone), il perenne
sognatore che non ha ancora aperto gli occhi e non si è reso conto che il
successo così tanto cercato non è mai arrivato, Ramona (Sabrina Ferilli), che
arrivata a quarant’anni continua a fare lo strip-tease mostrando di avere le
sue buone ragioni, il conte e la contessa Colonna (Franco Graziosi e Sonia
Gessner) costretti per bisogno a spacciarsi per altri nobili, Lorena, la
soubrette decaduta, (Serena Grandi), Stefania, la giornalista che si prende
troppo sul serio (Galatea Ranzi) ed ancora Viola, la madre disperata ed assente
anche a sé stessa (Pamela Villoresi).
Il
regista attraversa Roma in lungo e in largo e fa della città la co-protagonista
del film. La capacità di Sorrentino di cogliere le sue bellezze è indiscussa,
complice l’utilizzo di una macchina da presa originale che si sofferma su
scorci particolari catturandone la vera identità. Insieme all’uso del montaggio,
che mette in risalto i contrasti esaltandone l’incanto, una attenzione
particolare va rivolta all’utilizzo della musica; anche qui il regista sceglie
il contrasto, ma alla fine del film ciò che riecheggia sono i canti gregoriani.
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