lunedì 20 gennaio 2014

La grande bellezza di Paolo Sorrentino

Articolo scritto da Gemma Lanzo per la rubrica "Cinema al cinema" di Casalnuovo. Il Giornale di Manduria. Pubblicato in data 02/06/2013

 
USCITA CINEMA: Martedì 21 maggio 2013
REGIA: Paolo Sorrentino
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
CAST: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Giorgio Pasotti, Luca Marinelli, Carlo Buccirosso, Giorgia Ferrero, Pamela Villoresi, Iaia Forte, Galatea Ranzi, Anna Della Rosa, Giovanna Vignola, Roberto Herlitzka
FOTOGRAFIA: Luca Bigazzi
MONTAGGIO: Cristiano Travaglioli  
SCENOGRAFIA: Stefania Cella
COSTUMI: Daniela Ciancio
MUSICHE: Lele Marchitelli
PRODUZIONE: Indigo Film, Medusa Film, Babe Film, Pathé, France 2 Cinéma
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Italia, Francia
DURATA: 142 minuti
 
La grande bellezza, presentato in concorso al Festival di Cannes nel maggio scorso, è l’ultimo film del regista partenopeo Paolo Sorrentino. Dopo l’eccezionale successo ottenuto con This Must Be The Place (2011) ambientato negli Stati Uniti, Sorrentino ritorna a girare in Italia e a scegliere Tony Servillo per il ruolo da protagonista. Servillo ha infatti accompagnato Sorrentino attraverso quasi tutta la sua carriera cinematografica, dal lungometraggio d’esordio L’uomo in più (2001) a Le conseguenze dell’amore (2004) e Il Divo (2008). In La grande bellezza interpreta alla perfezione un giornalista napoletano (Jep Gambardella) trapiantato nella capitale e rimasto “intrappolato” in quella che è la vita dei salotti romani a base di feste notturne, fiumi di parole, vacuità e solitudine. Da scrittore esordiente di successo è diventato, con il passar del tempo, indolente e pigro ed il suo unico interesse sembra essere rimasto quello di prendere parte agli innumerevoli eventi mondani che la città propone. Attraverso il film però notiamo, in fondo, un suo attaccamento a quella sensibilità rimastagli per la bellezza e la delicatezza che possedeva da ragazzo. Jep, all’inizio del film dice lentamente, con voce fiacca e lunghe pause: “A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: la fessa. Io, invece, rispondevo: l’odore delle case dei vecchi. La domanda era: Che cosa ti piace di più veramente nella vita? Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore. Ero destinato a diventare Jep Gambardella”.
 
Lo spettatore vede e percepisce Roma attraverso gli occhi di Jep. È una Roma che alterna profondi silenzi ed immagini di indiscussa bellezza classica ai caotici frastuoni della contemporaneità postmoderna e alla “nuova bellezza” che si può scorgere qua e là nei volti deformati dalla chirurgia plastica. Il film mette in contrasto il passato e il presente, le sensazioni di immensa quiete in cui sprofondiamo quando siamo in prossimità di chiese e monasteri, o quando vediamo i palazzi e le statue che evocano - a testimonianza del passato - una immobilità inesorabile, e la velocità, il rumore ed il movimento, nelle scene dei balli sfrenati, dei trenini, dello stato di alterazione in cui vivono i protagonisti.
 
Sorrentino, che anche per questo film ha scritto il soggetto originale ed è co-autore della sceneggiatura, ama dipingere i diversi personaggi attraverso mille sfaccettature, contraddistinguendoli con segni diretti che non solo identificano sé stessi, ma anche la società in cui vivono. In una recente intervista ha affermato: “Il personaggio di Toni, Jep, corrisponde a una tipologia di napoletano che sia io che lui conosciamo molto bene: meravigliose figure in via d’estinzione per motivi anagrafici, che sanno conciliare in modo amabile la passione per il superficiale e il profondo, senza essere snob. Jep può frequentare indifferentemente la starlette televisiva, ma nella conversazione lasciar cadere di aver frequentato Moravia” (www.bestmovie.it). Oltre al protagonista Jep, con il suo accento napoletano, il suo modo lento di parlare, il suo sguardo sempre fiero ma allo stesso tempo annichilito, ci sono: Romano (Carlo Verdone),  il perenne sognatore che non ha ancora aperto gli occhi e non si è reso conto che il successo così tanto cercato non è mai arrivato, Ramona (Sabrina Ferilli), che arrivata a quarant’anni continua a fare lo strip-tease mostrando di avere le sue buone ragioni, il conte e la contessa Colonna (Franco Graziosi e Sonia Gessner) costretti per bisogno a spacciarsi per altri nobili, Lorena, la soubrette decaduta, (Serena Grandi), Stefania, la giornalista che si prende troppo sul serio (Galatea Ranzi) ed ancora Viola, la madre disperata ed assente anche a sé stessa (Pamela Villoresi).
 
Il regista attraversa Roma in lungo e in largo e fa della città la co-protagonista del film. La capacità di Sorrentino di cogliere le sue bellezze è indiscussa, complice l’utilizzo di una macchina da presa originale che si sofferma su scorci particolari catturandone la vera identità. Insieme all’uso del montaggio, che mette in risalto i contrasti esaltandone l’incanto, una attenzione particolare va rivolta all’utilizzo della musica; anche qui il regista sceglie il contrasto, ma alla fine del film ciò che riecheggia sono i canti gregoriani.

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